Giustizia italiana: come funziona
Come funziona la giustizia Italiana
Chi non è del mestiere può fare fatica a comprendere il funzionamento della giustizia italiana. Infatti, le domande più frequenti che gli italiani si pongono a riguardo sono, ad esempio:
- Perché i tempi dei processi sono così lunghi?
- Quanti gradi di giudizio ci sono?
- Qual è la differenza tra causa civile e causa penale?
Per rispondere a tali quesiti, di seguito potrai trovare tutte le informazioni per comprendere meglio come funziona la giustizia del nostro Paese.
Il Procedimento giudiziario, chi esercita la giustizia in Italia
La magistratura è l’istituzione a cui tutti i cittadini possono rivolgersi per far valere i propri diritti. Essa è costituita dall’insieme dei giudici (o magistrati) ai quali è delegata la cosiddetta funzione giurisdizionale, ossia il compito di giudicare le violazioni della legge civile e penale, applicando le norme previste dalla legge, e le relative sanzioni, ai casi concreti.
Vi sono diverse tipologie di giudici: esistono i giudici incaricati nelle cause penali, altri nelle cause civili, i giudici competenti in materia fiscale e infine quelli responsabili della risoluzione delle controversie tra cittadini e Pubblica Amministrazione (TAR). Possono esserci, peraltro, giudici con competenze diverse all’interno dello stesso ramo della magistratura (ad esempio, nelle cause civili, a seconda dell’importanza del caso, ci si rivolge al giudice di pace o al tribunale).
Differenza tra processo civile, penale e amministrativo
La giustizia può essere di due tipi differenti: civile o penale.
Il processo civile è un tipo di processo atto a risolvere le controversie tra cittadini (o tra privati e pubblica amministrazione), aventi ad oggetto il diritto privato. In questi casi, solitamente, ci si rivolge ad un giudice civile, ad esempio per chiedere il risarcimento danni, per contestare il licenziamento, per richiedere il divorzio e via dicendo. Qui, il compito del giudice è quello di verificare chi ha ragione e chi ha torto, tutelando il diritto del primo e condannando invece il comportamento del secondo. Per rivolgersi al giudice civile è sempre necessario un avvocato il quale dovrà procedere con una citazione alla controparte attraverso la deposizione in tribunale. Questo atto sancisce l’origine del processo civile.
Nel processo penale, invece, è lo Stato il soggetto che avvia, a proprie spese, il processo, in seguito ad una querela formale o denuncia da parte di un cittadino su un fatto che costituisce reato. In questo caso, non è necessario che un avvocato intenti una causa poiché lo Stato può agire da solo, a prescindere dalla denuncia del cittadino. Il processo penale si verifica quando vi sono reati gravi, che ledono un interesse pubblico: ad esempio, il caso di omicidio, truffa ai danni dello Stato, guida in stato di ebbrezza, disturbo alla quiete pubblica ecc.
In questi casi, la vittima si limita alle forze dell’ordine o alla Procura della Repubblica per presentare la denuncia. Successivamente, vi sarà un pubblico ministero (il PM, colui che rappresenta l’interesse dello Stato) che avvierà le indagini preliminari, raccogliendo le prove e chiedendo ad un altro giudice (il GIP, Giudice Indagini Preliminari) di incriminare il colpevole rinviandolo a giudizio. A questo punto si procede con il processo in cui l’accusa sarà sostenuta dallo Stato mentre la difesa dall’avvocato difensore dell’imputato.
Le indagini difensive dell’avvocato
L’Avvocato difensore, nel nostro sistema penale può disporre delle indagini difensive o preventive, con la possibilità di creare un team difensivo composto da periti, tecnici, investigatore privato, consulenti, grafologi, balistici ed altri, al fine di ricercare elementi di prova a favore dell’imputato. La vittima invece può essere assente durante tutto il processo, o può comparire in tribunale con il proprio avvocato per richiedere un risarcimento danni che sarà liquidato in via provvisionale. Per richiedere l’intera somma dovrà successivamente avviare un’ulteriore causa civile.
I gradi di giudizio civile, i tre gradi di giudizio nel sistema italiano
La legge riconosce in totale tre gradi di giudizio, comuni sia alle cause civili (generalmente di carattere economico) sia alle cause penali:
- Nel primo grado di giudizio i processi si svolgono davanti a un giudice di pace o in tribunale. Chi non è soddisfatto della sentenza di primo grado può richiedere di andare in appello (il secondo grado di giudizio).
- Nel secondo grado di giudizio, contro le sentenze emesse durante il processo di primo grado, si può ricorrere alla Corte d’appello o alla Corte d’assise d’appello. I magistrati di secondo grado analizzano nuovamente l’intera vertenza e la giudica di nuovo. La sentenza di appello può confermare il giudizio o, addirittura, ribaltare il verdetto emesso in primo grado.
- Nel terzo grado di giudizio si ricorre invece alla Cassazione. In questo caso, contro la sentenza di secondo grado non si richiede una revisione dell’intero processo o un nuovo giudizio sull’imputato, bensì viene giudicata la sentenza d’appello. Infatti, se vi sono elementi per ritenere che il processo sia stato condotto non interpretando bene le leggi e sia dunque illegittimo, si può ricorrere alla Corte di cassazione per procedere all’annullamento della sentenza precedente.
La ragionevole durata del processo
La lentezza della giustizia italiana è spesso oggetto di numerose critiche e spesso ci si interroga sul perché la durata del processo i tempi siano così lunghi. Ma qual è la situazione in concreto e quali sono i numeri?
Un processo civile che attraversi tutti e tre i gradi di giudizio (Tribunale, Appello e Cassazione) dura in media otto anni, mentre per il processo penale i tempi si accorciano ad una media 3 anni e 9 mesi. Le cause possono essere riconducibili alla complessità delle decisioni, delle procedure e del numero di prove producibili in giudizio, delle fasi del processo e dei gradi di giudizio, ma anche del carico di lavoro dei giudici con pesanti arretrati accumulati negli anni e infine carenza di organico.