La falsa malattia è un reato?
Tutto ciò che c’è da sapere sulla falsa malattia per il datore di lavoro e i dipendenti
Ai sensi dell’art. 2110 del codice civile “in caso d’infortunio, di malattia, di gravidanza o di puerperio, se la legge non stabilisce forme equivalenti di previdenza o di assistenza, è dovuta al prestatore di lavoro la retribuzione o un’indennità nella misura e per il tempo determinati dalle leggi speciali, (dalle norme corporative) dagli usi o secondo equità.”
Pertanto, secondo quanto disposto dal codice civile in merito alla malattia, al lavoratore assente sul posto di lavoro spetta il diritto a percepire la retribuzione, la cui misura e tempo sono determinati dalla legge o dalla contrattazione collettiva, cioè i sindacati.
Possiamo notare che il tema della malattia sul posto di lavoro non è solo normato, ma anche ricco di controversie, come abbiamo avuto modo di approfondire anche nel nostro articolo sul licenziamento per malattia.
Andiamo ad approfondire un altro aspetto di questa problematica: la falsa malattia come reato.
Innanzitutto, è importante comprendere cosa s’intende per falsa malattia in senso stretto.
Si parla infatti di falsa malattia e quindi di reato, quando un lavoratore finge di avere una patologia perché non vuole svolgere la propria attività lavorativa e quindi vorrebbe percepire comunque una retribuzione, indebitamente.
Data questa spiegazione, è possibile far scattare il licenziamento nei confronti del dipendente, ma non solo, anche il datore di lavoro connivente rischia delle denunce oltre ad essere passibile di giudizio.
Il procedimento civile per il dipendente che compie il reato di falsa malattia sul posto di lavoro è applicabile anche per un solo giorno di falsa malattia e, in questa circostanza, il datore di lavoro può licenziare il proprio dipendente per giusta causa e senza nessun obbligo di preavviso.
Va specificato che, sebbene il procedimento di licenziamento sia senza preavviso, il datore di lavoro che inizia questo processo concede obbligatoriamente 5 giorni di tempo al dipendente per fornire delle motivazioni all’atto compiuto. Solo dopo l’esito del procedimento disciplinare si potrà procedere con il licenziamento.
Il reato di falsa malattia del dipendente si basa sul concetto di violazione degli obblighi di contratto sanciti tra il lavoratore e il datore di lavoro che regolano:
- la fedeltà
- la correttezza
- la diligenza di ambo le parti in causa.
Anche nel caso in cui il datore di lavoro non sia connivente con il dipendente, è opportuno verificare le circostanze e le motivazioni che hanno indotto il lavoratore a realizzare un reato del genere, grazie ad apposite indagini.
In più, in questa dinamica non sempre molto semplice da definire, ci sono lavoratori che commettono lo stesso reato ma che non sono perseguibili allo stesso modo.
Per esempio, non sono equiparabili due situazioni di reato di malattia per cui l’uno assiste un parente ammalato, mentre l’altro si reca in un altro posto di lavoro.
Due situazioni chiaramente molto diverse che necessitano di approfondimenti e indagini sul dipendente specifiche, al fine di poter trarre una sentenza giusta.
Come abbiamo accennato, oltre al procedimento civile, legato all’attuarsi del licenziamento, un dipendente in falsa malattia rischia anche un procedimento penale. Perché? Molto semplice: far produrre un certificato medico falso è un reato e fa sì che si percepisca del denaro pubblico illecitamente.
Per tale ragione, il lavoratore in questione non solo può essere licenziato per giusta causa, ma può essere congiuntamente denunciato dal datore di lavoro per truffa resa ai danni dello Stato.
Riuscire a evitare questo problema è molto difficile. Infatti, sebbene l’INPS faccia i suoi controlli grazie alle visite mediche fiscali sui soggetti che si dichiarano malati mediante certificato medico, purtroppo queste non sono così capillari e incisive.
Falsa malattia il reato del datore di lavoro
Se di primo acchito quando sentiamo parlare di falsa malattia, pensiamo al dipendente che non si reca sul posto di lavoro, nella realtà potrebbe verificarsi anche una situazione diversa; ovvero, che sia il datore di lavoro a indurre il suo dipendente a un congedo per cause di salute.
Come mai? È semplice, per far sì che sia l’INPS a pagare il periodo di malattia illegittimo del suo dipendente.
In questo caso, se è il datore di lavoro ad avviare l’illecito, si tratta di istigazione a commettere una truffa. Ovviamente, il dipendente, che in questo caso cade nel reato per connivenza, rischia un procedimento penale. Tuttavia è bene sapere che ogni situazione è ovviamente diversa ed eventualmente, prima di procedere alla sentenza, sarà necessaria un’accurata indagine investigativa aziendale sul perché il dipendente sia stato indotto dal datore ad un simile atto, e il motivo per cui abbia accettato.
In questo meccanismo di illegalità avviata dal datore di lavoro che chiede a un dipendente di attivare una falsa malattia, egli può essere denunciato, così come il datore di lavoro può denunciare il proprio dipendente che invia un certificato medico di falsa malattia.
In entrambi i casi, come già detto, sia il datore di lavoro che il dipendente con queste azioni rischiano non solo un procedimento civile, ma anche un procedimento penale per truffa.
Non dimentichiamo inoltre che possono esserci conseguenze anche per il medico che emette un falso certificato di malattia: questi può essere infatti denunciato per falso ideologico, in quanto colpevole di aver attestato una menzogna rispetto allo stato di salute del paziente.